Questa è la cosa di cui sento discutere più spesso. E in effetti la domanda non è banale: perché se tutti sono disposti a dire che la foto la fa il fotografo e non la macchina, e che un bravo fotografo farebbe ottime foto anche con una macchinetta regalata nel Dixan, è difficile non ammettere che i fotografi “bravi” tendenzialmente usano macchine fotografiche “buone” e non macchine trovate nel fustino del Dixan…

Avevo già provato a rispondere a questa domanda qui: https://www.paoloviglione.it/ma-alla-fine-lattrezzatura-conta-o-no/

Ma ora mi è venuta in mente una nuova versione, secondo me più chiara, che chiamerò 2.0.

Eccovela (non vedevate l’ora eh?)

Togliamo di mezzo il buono/cattivo o migliore/peggiore. E enunciamo:

“L’attrezzatura comincia a contare quando se ne sanno utilizzare e valorizzare le specificità”.

Ecco, questa è la mia versione più ripulita del concetto, la migliore che ad oggi mi sia venuta in mente. Ovvero: ogni attrezzatura ha le proprie specificità, nè positive nè negative in sè ma solo rispetto ad un uso medio.

Ad esempio prendiamo le vecchie Lomo: macchine fotografiche di plastica, con lenti di plastica, in cui ogni tanto (spesso) entrava pure una lama di luce spuria dal dorso, che andava a stamparsi sulla pellicola. Questa era la loro “specificità”.

Nel momento in cui qualcuno è arrivato ad una preparazione (tecnica, umana, culturale) che gli ha permesso di utilizzare e valorizzare questa specificità (specificità di fare foto, per così dire, di merda, via!) ne sono venute fuori immagini di grande suggestione:

Eppure si partiva da un “difetto” della macchina!

Per questo dicevo di togliere di mezzo le categorie buono/cattivo e di parlare invece di “specificità”. Se usiamo questa parola, allora diventa subito chiaro che quando uno arriva ad un certo punto del suo percorso fotografico può rendersi conto che una tale macchina, una tale lente, una tale pellicola hanno una “specificità” che gli può servire. E tale specificità può essere AF più veloce, lente che è “una LAMA!!!!”, megapixel a gogo… ma anche nessun AF e telemetro, lente molto pastosa ma poco lamosa, megapixel chissene e così via.

Guarda caso si vedono in giro molti bravi fotografi che ad un certo punto decidono di usare cose “strane”: macchine a soffietto di 70 anni fa, lenti russe di fattura improbabile (anche qui poi arriva “la massa”, e ci sono ormai gruppi sulle lenti vintage dove si fa di nuovo la gara su quella che è più “LAMA” perdendo di vista che proprio il fatto che non fossero lame era il punto di partenza di tutto il discorso) e così via (polaroid, ritorno alla pellicola…)

Arrivederci alla versione 3.0!