Questa è la storia, in presa quasi diretta, di un poveretto che ha pensato un giorno di passare da pesanti Canon Full Frame con obiettivi serie L al sistema Fuji. Ci sono alti e bassi, momenti di entusiasmo e di scoramento, pixelpeeping ed alta filosofia fotografica da bar.
La mia speranza è che sia una storia di passione e amore, e che si concluda con un degno coronamento di quest’ultimo. Ma non si sa mai. Lo scopriremo assieme… per ora non ho ancora deciso, e tutto può succedere!

Intanto le puntate precedenti, se ve le siete perse:

1. Dove spiego a tutti, e anche a me stesso, le premesse dell’operazione

2. Dove sembra tutto bello e poi tutto brutto

3. Dove proviamo un attimo a ragionare con calma e insomma va beh…

Per arrivare ad oggi, al 4, dove si parla del:

Non autofocus system di Fuji

Ci eravamo lasciati con questa definizione. Nel manuale si chiama Manual Focus. Poi c’è l’autofocus e poi l’autofocus continuo (mai usato nelle reflex, tanto vale non usarlo anche nelle mirrorless, secondo me).

Premetto che alcuni anni fa, prima di essere costretto a passare al digitale e quindi a Canon (che allora pareva la migliore tra le due grandi) io lavoravo con Minolta e poi con Leica R. Con entrambi i sistemi non usavo mai l’autofocus. Mai mai, eh? Eppure le foto venivano lo stesso… lo scrivevo qui più di un anno fa, il 17 febbraio del 2014 (qui sotto dovrebbe apparire il mio post su Facebook… se funziona, visto che ci si può cliccare “mi piace”, magari fatelo! 🙂 ):

Io non credo che ci siano particolari differenze tra analogico e digitale, in fotografia. Però almeno una c’è: una foto…

Posted by Paolo Viglione – Fotografo on Lunedì 17 febbraio 2014

Quindi, dicevo, in realtà l’aufocus, per quanto veloce addirittura finisce per rallentare le operazioni. Questo perché io lo uso con punto centrale, il più rapido, perché voglio comunque decidere io cosa mettere a fuoco, e quindi è un continuo mettere a fuoco e ricomporre, mettere a fuoco e ricomporre.

L’AF della Fuji è lento. Non è che non funzioni, non è che sia inutilizzabile… è solo che ci mette un momento in più del necessario ad agganciare un soggetto. E quando lo fa il display EVF si blocca per un momento. E’ spiacevole, per così dire.

Bene, ad un certo punto ho letto nel benedetto e mai consultato manualino che, mettendo in manual focus (levetta davanti alla macchina, sotto l’obiettivo) se si preme “AF-Lock” (pulsante vicino vicino a dove cade il pollice della mano destra) la macchina mette comunque a fuoco in automatico.

Per questo l’ho chiamato NON-AF, pià che Manual Focus. Perché non è che stai lavorando in fuoco manuale, stai lavorando in fuoco manuale ma se premi un tasto dai un colpo di AF. In pratica è il contrario del solito: solitamente uno preme a metà il pulsante di scatto e questo blocca l’AF, poi si ricompone e si scatta.

Col NON-AF la logica si capovolge: metti al centro quel che vuoi a fuoco o qualcosa alla stessa distanza di quel che vuoi a fuoco, premi AF-Lock e poi ricomponi. Da quel momento ogni volta che scatti nessun ritardo, nessun AF che aggancia: la macchina scatterà e basta. E tu puoi osservare tranquillamente quel che accade nel mirino. Questo permette di fare le foto come quella riportata nel post di facebook qua sopra: foto in cui uno sa che accadrà qualcosa, ma non sa quando. Però sa dove.

Ok, mi direte, e mi sono detto pure io, ma mica si può usare davvero! Cioè, è scomodissimo, dai!

Bene, il giorno dopo queste considerazioni dovevo andare a fare delle foto per una guida turistica. Mi son detto “proviamo questo sistema”, tanto, mal che vada, la levetta per tornare all’autofocus era a portata di dito, nessun dramma, nessuna scelta senza via di ritorno.

Bene, per tre giorni non sono tornato all’autofocus. Il sistema funziona, funziona benissimo! Sarà forse perché una decina di anni fa lavoravo esclusivamente in manuale, ma in un attimo le mie mani hanno ritrovato gli automatismi di un tempo. Nessuna difficoltà, nessun impedimento. Priorità di diaframmi, autoiso (una gran comodità con la priorità di diaframmi) e via!

Ecco alcune delle foto fatte in quei tre giorni:

Non dico che il non-af sia la panacea, però effettivamente è un modo interessante di lavorare.
Comincio a capire quelli che scrivono “Con Fuji devi ripensare al modo di lavorare”… in effetti è vero, e anche se quando lo leggevo mi pareva una scemata (ma come, compro una macchina e devo IO ripensare al mio modo di lavorare semplicemente per fare le stesse cose che facevo prima?) tutto sommato non è poi così assurdo.

Nel frattempo ho anche mandato a stampare un po’ di foto 20×30, che è poi la misura media per dire “ma si che va bene”. Ho anche stampato due dei ritratti di cui parlavo in post precedente (due ritratti a fondo bianco) 50×70.

Bene: i 20×30 sono del tutto indistinguibili tra Canon e Fuji.

I due 50×70… anche. Non ci credevo, però è proprio così: due foto fatte per andare alla ricerca del dettaglio massimo (iso bassi, cavalletto, diaframma chiuso) e stampate 50×70 cm. dovrebbero in qualche modo evidenziare le differenze anche piccole che ci sono a livello di sensore. Ma invece non capita. Almeno non in questo caso. Probabilmente stampando all’equivalente del 100% di photoshop le differenze si vedrebbero, così come si vedono sul mio monitor in photoshop e come le abbiamo viste nel pixel peeping. Quindi vorrebbe dire, metro alla mano, stampare 100×150 cm. Una stampa molto grande, abbastanza rara in effetti. E comunque una stampa che di solito si guarda da più lontano di un quanto si guarda un monitor, può essere accettabile una caduta di qualità a queste dimensioni. Ovvio che sarebbe meglio che non ci fosse, ma la vita è fatta di compromessi.

Sempre per mettere alla prova la macchinetta ed il suo obiettivino, quando ho accompagnato mio figlio ad un laboratoio in biblioteca mi sono messo a fare foto. E’ una mia situazione di lavoro reale che capita abbastanza spesso in certi periodi dell’anno, e spesso proprio nello stesso posto: luci basse al neon – leggi 1600/3200 ISO – e… bimbi! Il peggio che esista per un autofocus timoroso. Ho fatto due giri, uno col 18-55 in non-AF, ed un secondo col 27mm f 2.8 (un fisso “economico”, diciamo l’equivalente del 18-55 kit nel campo dei fissi) usando invece l’AF.

Posso mostrarvi le foto del primo giro (non-AF) sul link della Biblioteca che le ha pubblicate:

 

Laboratorio di lettura per bambini di 5-6 anni a cura di Sillabaria – semi di libro. Con Gabì Beltrandi e Fabrizia Bovio.Foto di Paolo Viglione – Fotografo

Posted by biblioteca dei bambini e dei ragazzi on Giovedì 16 aprile 2015

Noterete che c’è parecchio rumore: in realtà si tratta della compressione di facebook. Le foto originali non hanno particolari problemi, pure essendo state scattate ad ISO parecchio alti.

Ok, ci stiamo avvicinando alla fine del mio periodo di prova.

Sabato 2 maggio la piccola Fuji mi accompagnerà ad un matrimonio. Saranno una quindicina di ore intense… ovviamente porterò anche tutta l’attrezzatura normale, non che non mi fidi della piccolina, ma insomma…

Ci risentiamo domenica sera, 3 maggio, per vedere com’è andata a finire? 😉

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