Di solito vedo in giro cose tipo “I dieci punti che vi aiuteranno…” oppure “I 5 peggiori errori da evitare…” e così via. Meglio semplificare: facciamo una sola cosa, e via!

Ok, volete imparare a fotografare, e fotografare bene. Partiamo subito.

Per me ci sono 5 cose importanti da conoscere per fare bene una foto. Di solito parto dalla meno importante per arrivare alla più importante. Per fare prima, mi limiterò a quest’ultima. Ma prima di tutto, prepariamoci:

  1. La macchina fotografica: avete ovviamente bisogno di una fotocamera. Procuratevene una qualsiasi, se possibile un po’ moderna, ma non è necessario. Va bene una reflex, una mirrorless, una compatta, anche un telefonino.
  2. L’obiettivo: qualsiasi obiettivo va bene. Per quel che mi riguarda un fisso o uno zoom non troppo spinto sono perfetti. Le focali lunghe sono più delicate, vi suggerirei per questa unica lezione di stare su quelle più corte, grandangolari. Se avete un fisso andrebbe benissimo un 35mm (o equivalente) oppure un 24, ma anche un 50. Se avete uno zoom un classico 24-70 o giù di lì. Davvero, non è importante.

Ok, ora siete attrezzati.

Ora mettete la vostra fotocamera su “P”, oppure su “A”. Insomma, mettetela in modo che faccia tutto da sola, ok?

 

Passiamo alla parte interessante: dei cinque punti importanti per fare bene una foto, il più importante di tutti è: “Avere qualcosa da raccontare”.

Questa è la base di tutto. Se non avete niente da raccontare, state perdendo tempo. Davvero, lo so che non vi sembra, ma ne state proprio perdendo mentre potreste usarlo meglio.

Quindi la parte difficile, l’unica difficile, è questa: procuratevi una cosa interessante, che interessi voi almeno, da raccontare. Ok?

Facciamo un esempio, che è più facile.

Diciamo che vi interessa una mostra cinofila.

Fate così:

Oggi c’è una mostra cinofila al mio paesello, e mi incuriosisce.

Di più, incuriosisce mio cugino, che sta in Australia, e vorrebbe tanto che gliela raccontassi.

Allora io e la mia macchina fotografica ci immergeremo all’interno di questa mostra cinofila, ed io mi prefiggerò il preciso scopo di raccontarla il meglio possibile ammiocuggino, che non può esserci ma vorrebbe tanto.

Vado dove si svolgerà la mostra. Ci vado due ore prima della mostra. Perché io non voglio vedere la mostra e far due foto ai cani. No, io voglio vedere come funziona la mostra.

Mi infilo dentro, e mi diranno che non è ancora cominciata.

E io spiegherò di mio cugino, e che vorrei tanto fare delle foto a quello che accade prima, dopo, durante una mostra del genere. Perché mi interessa, mi incuriosisce, mi piaciono i cani e le persone che amano i cani, e a mio cugino anche.

Qui scoprirete una prima cosa: alla gente piace essere fotograta. Perché se fotografi qualcuno vuol dire che provi interesse per lui (ehi, deve essere vero, ok?). E a tutti piace se qualcuno prova interesse per loro. Magari vi scacceranno, potrebbe capitare. Cercate altro, che vi interessi. Ma probabilmente scoprirete che è tutto più facile di come credevate, ed imparerete una prima grande cosa: chi ci prova, a volte ci riesce, ed è molto più semplice del previsto.

A questo punto sono dentro. Fotografo… beh, tutto. Tutto quello che mi interessa e che potrebbe interessare mio cugino. Io e la mia macchina fotografica dobbiamo diventare un tutt’uno. Lei sarà il mio strumento di analisi, la mia memoria a lungo termine, il mezzo attraverso il quale vedrò e racconterò quel che mi interessa. Niente di più, niente di meno. Mio cugino vivrà quella giornata solo attraverso queste foto. Perciò tutto quel che mi interessa, che mi incuriosisce, devo ricordarmi di fotografarlo, se no non esisterà. Ok?

E allora va bene i cani che sfilano. Ma è solo un dettaglio. Quello che vedranno tutti.

Io vorrò vedere la tolettatura. I cani prima e dopo. Il muso che farà il barboncino mentre gli gonfiano i riccioli. Il cane immerso nel bagnoschiuma con solo il naso e gli occhi di fuori. 

Ma anche il supercane di razza che cerca di trombarsi il chihuahua, i rispettivi padroni che tirano disperatamente i guinzagli, i curiosi che sbirciano.

E poi i padroni dei cani. In posa orgogliosi vicino ai loro cani. Con in mano gli strumenti con cui li curano. Mentre raccolgono amorevolmente gli stronzi prodotti per sbadatezza qua e la’.

Cosa mi interesserebbe raccontare, a mio cugino, se gliene parlassi a voce? Farei un discorso tutto centrato su quanto sono belli i cani? Ne farei uno ironico su quanto sono fissati i loro padroni?

Il modo in cui io racconterei la mia storia a parole, dovrà essere riflesso nelle foto che farò. 

Mi devo dimenticare di cercare di “fare un certo tipo di foto” che ho visto in giro e secondo me sono belle.

No, no. Devo solo pensare alla mia voce che racconta la storia, ed assecondarla. Fare le foto che illustrerebbero questa storia.

Inutile, ora, all’inizio della mia carriera fotografia, cercare “la bella foto”. Scordatevi di questo. State solo sul pezzo. Fotografare in modo diretto, senza fronzoli. Fate foto che dicano “ecco, vedi qua anche tu!”. Usate la macchina fotografica come un mezzo per indagare una storia che vi interessa, una scusa per andare e vedere tutto quel vi incuriosisce.

 

Ecco fatto.

Tornate a casa con qualche centinaio di fotografie e selezionatene 10/15 al massimo. Per la seconda volta: dimenticate l’estetica, la “bella foto”, e state solo su una cosa: il racconto.

Se il vostro racconto, alla fine, funzionerà, avrete superato la prima ed ultima lezione di questo corso base in singola lezione, e ne sarete usciti vincitori.

Saprete raccontare una storia fotograficamente.

E, credetemi, sarete già più avanti del 90% dei vostri colleghi “photographers” di facebook.

 

Ora potrete pensare al resto (la regola dei terzi, l’obiettivo che è una lama, i megapixel… e le altre cazzate varie)

 

Ciao

Paolo