Prima di tutto, ascoltate questo:

Perché vi ho fatto sentire questa canzone? Tempo fa ho scritto una cosa, 10 consigli su come migliorare la propria fotografia in 5 minuti, e Samuele Silva, persona competente e blogger molto attivo che trovate qua, mi ha molto criticato un punto, tra l’altro il primo punto, in cui facevo un parallelo tra la musica e la fotografia.
Lui dice che per lui non è così, ed io gli credo. Il che non toglie che per me le cose siano così lo stesso, e quindi ve la vendo per quel che penso io: per me la fotografia è musica.

Cioè non nel senso che sono la stessa cosa, ma nel senso che a me la musica e la fotografia mi attivano gli stessi centri del cervello. Io ho sentito questa canzone una notte di tanti anni fa, almeno 10, non riuscivo a dormire, saran state le 3 del mattino, così ho acceso la TV, su MTV, ed è passato questo pezzo…. “uauh” ho pensato… poi mi sono riaddormentato. C’ho messo sei mesi a scoprire chi fossero, perché non mi ricordavo niente se non un po’ della musica.
Com’è come non è, a me questo pezzo fa lo stesso effetto di queste foto di Paolo Pellegrin:

The Ghaben family. Living in tents after their house was detroyed during operation Cast Lead in Jan 2009. Beit Lahia, north of Gaza city. Gaza 2009

 

2000 KOSOVO and ALBANIA. The Serb Train. 2000. Kosovar refugees who have just crossed the border into Albania at Morina on their tractor. Image licenced to Paolo Pellegrin Magnum Photos by Paolo Pellegrin © Paolo Pellegrin / Magnum Photos - 4600 X 4600 pixels (A3) - 4600 X 4600 pixels (A3) - 4600 X 4600 pixels (A3) - 4600 X 4600 pixels (A3) - 4600 X 4600 pixels (A3)

2000 KOSOVO and ALBANIA. The Serb Train. 2000.
Kosovar refugees who have just crossed the border into Albania at Morina on their tractor.
Image licenced to Paolo Pellegrin Magnum Photos by Paolo Pellegrin
© Paolo Pellegrin / Magnum Photos

 

2000 KOSOVO and ALBANIA. The Serb Train. 2000. KOSOVO. Town of Obilic. 2000. Serbian women mourn a man killed by the Albanians. Obilic was home to many Serbs, who found themselves isolated and subject to revenge attacks from Albanians after the war. Image licenced to Paolo Pellegrin Magnum Photos by Paolo Pellegrin © Paolo Pellegrin / Magnum Photos - 4600 X 4600 pixels (A3) - 4600 X 4600 pixels (A3)

2000 KOSOVO and ALBANIA. The Serb Train. 2000.
KOSOVO. Town of Obilic. 2000.
Serbian women mourn a man killed by the Albanians.
Obilic was home to many Serbs, who found themselves isolated and subject to revenge attacks from Albanians after the war.
Image licenced to Paolo Pellegrin Magnum Photos by Paolo Pellegrin
© Paolo Pellegrin / Magnum Photos

 

Civilians arrive in Tyre after fleeing their villages in southern Lebanon. July 2006

Civilians arrive in Tyre after fleeing their villages in southern Lebanon. July 2006

 

Moments after an Israeli air strike destroyed several buildings in Dahia. Beirut, Lebanon. August 2006

Moments after an Israeli air strike destroyed several buildings in Dahia. Beirut, Lebanon. August 2006 (tutte queste immagini sono ©Paolo Pellegrin/Magnum, le riporto qui in bassa risoluzione a puro scopo di discussione, ok?)

 

E che effetto mi fanno? Una specie di stupore meravigliato, un senso di energia compressa… sembra tutto sparato a caso, la’ nella canzona la tipa canta quel che gli pare, come gli pare, urlacchia qua e la’, suona la pianola come se pestasse tasti a casaccio… eppure tutto insieme funziona, idem per Pellegrin… questa per me è la magia della fotografia, quella che mi eccita di più tra tutti i tipi di fotografia, questa capacità di prendere una situazione complessa, anche un po’ piena di cose casuali, un’esplosione nucleare di casino e di captare un momento in cui tutto si conforma in modo ordinato, ma un ordine che va oltre quello che di solito si chiama ordine, un ordine diciamo di un livello superiore, o inferiore a seconda dei gusti, un ordine che subito non si vede, sembra un casino, ma invece no: è lì sotto e ci guida a capire qualcosa.
Questa capacità non dipende da regoline e regolette, non può essere: si tratta semplicemente di come il nostro cervello è in grado di registrare una situazione complessa in un tempo brevissimo, analizzarla e trovare un’organizzazione, una risposta, una soluzione, una bellezza al di la’ della nostra comprensione conscia. Le regole vengono dopo, portano ulteriore ordine, e anche un po’ di noia, che ci permette di catalogare meglio, di capire di più, di analizzare più a fondo, di rendere le cose ripetibili e, perché no, farci pagare per ripeterle.
Ma alla base di tutto c’e’ questa intuizione, questa capacità di visione, o di ascolto, che va al di la’ delle regole, e che nel caso di Pellegrin arriva a livelli vertiginosi di virtuosismo.
La fotografia è un’arte marziale, in fin dei conti, e come arte marziale si può affinare, ci si può allenare, si può studiare… ma lo scopo è quello di sostituire alla reazione istintiva un’altra reazione, più raffinata, che diventi istintiva a sua volta.
Per questo, prima di tutto, è ovvio che le regole di composizione possono anche aver senso, ma sono comunque piccole cose studiate a posteriori, non sono la soluzione, non sono il modo sicuro per far buone foto. Sono delle astuzie, delle scorciatoie, degli strumenti a volte utili. Ma alla base di tutto c’e’ una capacità di visione e soprattutto la voglia, meglio ancora il bisogno, di dire qualcosa.

(PS: mi sono accorto mano a mano che scrivevo, che le foto di Pellegrin sono così potenti e belle che hanno completamente ucciso il testo dell’articolo, che pure non mi pareva male ma che con quelle foto in mezzo diventa puerile. Chiamiamola eutanasia di un articolo, e pazienza)