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L’avevo promesso, ed ora mi tocca tentare di farlo…
Da qualche anno sto tenendo d’occhio le macchine mirrorless.
Anni fa comprai una panasonic GF1, era carina ma non aveva il mirino e alla fine la usavo poco.

Poi un paio di anni fa la cambiai con una Fuji X10. Carina anche quella, ma forse un po’ troppo essenziale! Divertente da usare, ottima da tenere sempre in borsa, l’ho usata tanto e mi ha dato anche delle belle soddisfazioni. Ma lavorarci non si può ovviamente. Diciamo che quando viene una foto buona… beh, è venuta! Però quando si ha BISOGNO di fare un certo numero di foto buone, non ci si può affidare a quella che a tutti gli effetti è una compatta con una gran bella lente ed un gran bel look.

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Mi figlia Celeste, fotografata con la X10 qualche giorno fa

Quello che però mi sarebbe piaciuto, quello che cercavo, era una macchina piccola, bella, che fosse possibile portarsi dietro anche sempre, ma soprattutto che non facesse rimpiangere una reflex full frame, sia come sensore che come ottiche. Io volevo una macchina che mi permettesse di prendere in seria considerazione di vendere il mio corredo Canon e lavorare con… quella macchina lì. E basta. Sarà Fuji?

 

Già l’anno scorso un amico mi aveva fatto provare una fuji x qualcosa (ehm… scusate l’imprecisione. Quella col mirino ibrido). Però lo schermo era troppo lento, davvero troppo. L’avevo provata al sole, per qualche minuto, e passare da una visione chiara attraverso un vetro ad una molto più scura e lenta mi aveva traumatizzato. No, non mi andava bene.

Da qualche settimana invece ho cominciato a leggere cose sulla X-e2. Pare un gran bella macchina. Leggo anche che molti professionisti hanno fatto il passaggio (beh, molti, qualcuno). Insomma, ho letto tutto il leggibile, ho confrontato pareri, file jpg, file RAW e così via… alla fine ho capito una cosa: tocca provare per capire realmente. Così ne ho comprata una, col 18-55. Non mi posso permettere due corredi completi, quindi ho deciso che la proverò per un mese, cercherò di metterla sotto condizioni “di lavoro” e se alla fine del mese mi avrà convinto… beh… forse… passerò completamente  a Fuji.

Le premesse

Il corredo che voglio sostituire è composto di due 5D, mark I e II, 24-105 serie L, 70-200 2.8 serie L, 17-40 f4 serie L e 50 f1.4. Gli ultimi due obiettivi li uso di meno. In realtà sono pigro, per cui avendo due corpi ci attacco due obiettivi, il 24-105 e il 70-200, e bene o male ci faccio tutto. E lo faccio bene, nel senso che effettivamente coprire le focali da 24 a 200 senza bisogno di montare o smontare nulla e con obiettivi serie L basta ed avanza per quasi tutto.

Ho comprato una Fuji X-e2 con 18-55 in kit (che dicono tutti sia ottimo già di suo). Di più, per fare una prova, non mi posso permettere. Mica faccio l’idraulico! Quindi 18-55 f2.8-4 dovrà rivaleggiare con 24-105 F4.

Il circolo di confusione

Avete presente il concetto di “circolo di confusione”? Se no, si tratta di questo: esiste un solo piano di messa a fuoco perfetto in un obiettivo, però le cose sono “abbastanza” a fuoco un po’ davanti (per 1/3 di solito) e per 2/3 sono “abbastanza” a fuoco anche dietro. Quindi se metto a fuoco a 3 metri di distanza, solo quello che è ESATTAMENTE a 3 metri sarà a fuoco, ma quando stampo la foto “sembrerà” a fuoco anche quello che è ad esempio ad 2 metri oppure entro i 7 metri. Chiaro? Dipende dal diaframma e dalla lunghezza focale e dalla distanza del soggetto, ma questo non importa.

E’ solo per dire che ci sono delle “tolleranze” in fotografia, entro un certo limite un risultato va bene. Punto e basta. Essere troppo precisi e pignoli non è utile, anzi fa male. Mettere al 100% ogni foto in photoshop è inevitabile (è troppo facile da fare!) però se ci mettessimo a scansionare le nostre vecchie e care diapositive e negativi di un tempo, da cui abbiamo ottenuto stampe straordinarie, scopriremmo che spesso non erano a fuoco completamente.

Insomma, a me non interessa che la qualità Fuji ricalchi perfettamente o superi quella Canon FF con serie L, sarebbe utopico e ho già letto che infatti non è così. A me basta che… basti! Che basti per lavorarci, per stamparci fotolibri di matrimonio, ingrandimenti consistenti, farci foto per guide turistiche e così via. Sono disposto a rinunciare ad un po’ di qualità in cambio di… già, in cambio di cosa?

In cambio di cosa?

Ho lavorato per anni con reflex Minolta, poi con Leica R (non M, ok? non telemetro). Con la seconda è ovvio, ma anche con la prima non ho mai usato l’autofocus, e andava benissimo così. Poi son dovuto passare al digitale, e ho scelto Canon. Basta messa a fuoco manuale, nel mirino Canon non ci vede abbastanza bene. Pian piano i corpi Canon sono cresciuti di dimensioni. Non ho mai comprato una 1D, ma già le 5 si sono gonfiate… E gli obiettivi? Enormi… Tutto questo, specie quando uso il 24-105 come grandangolo, mi sembra un po’ esagerato. Ti trascini dietro chili e chili di roba, tanto vetro, poi alzi la macchina sul soggetto e praticamente tra te e la scena si frappone un coso enorme. Come ballare con qualcuno legandosi un cuscino del divano sul petto.

Sognerei un corpo piccino, con una lente piccina. Una cosa che ti porti dietro, non fa troppa scena, e scatta perfettamente. Può una macchina “bella” produrre foto più belle? Sembra un controsenso, l’esatto opposto di quel che si dice sempre, che “la macchina non conta”. Ma a pensarci bene, perché no? Specie nell’arte, avere in mano un buon strumento, leggero, bello, comodo, potente, perché non dovrebbe far sentire meglio il fotografo, permettergli di immergersi di più nella situazione, lavorare meglio… insomma, fare foto più belle alla fin fine?

Insomma, la scommessa è che con le reflex si sia andati nella stessa direzione dei SUV: ormai per andare a fare la spesa sembra sia indispensabile avere una macchina che pesa tre tonnellate, ha 4 ruote motrici, la bull bar e lo snorkel. Se non hai quello, sei un poco attrezzato, non viaggi sicuro e così via. Poi magari un giorno vai a fare la spesa con la Panda (non quella nuova, quella a forma di scatola, di una volta) e scopri che ha tutto lo spazio che serve, va alla velocità che ti serve e soprattutto la parcheggi dove vuoi, perché è poco più grande di una smart.

Quindi io sono disposto a perdere un po’ di qualità (poca) se ho: operatività simile (leggi autofocus che vada), tenuta degli ISO simile (quelli servono davvero se ci lavori con la macchina foto, non sono fisse). E in più ho: dimensioni ridicolamente più piccole, obiettivi idem, fissi luminosi, un feeling meccanico che mi riavvicini alla macchina, oltre che al soggetto. E poi se il mirino EVF oltre che creare qualche problema (lag, scarsa visibilità al sole) ne risolve qualcuno (anteprima in tempo reale dell’esposizione).

Questo è il patto. Se la X-e2 ci sta e ci riesce, ok. Se non ci sta… beh, qualcuno vuole una X-e2 usata pochissimo solo un mese con ancora 23 mesi di garanzia a buon prezzo? Scrivetemi!

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