Ciao

Quali sono i vostri “riferimenti fotografici”? Ce ne possono essere tanti, dal cugino bravo a Salgado, passando per ogni possibile sfumatura intermedia (e anche scendendo più in giù o salendo più su).

Sicuramente i primi in cui inciampi, nella vita, sono forse quelli che più ti restano nel cuore. 

Ad esempio quando io ero piccolo non c’era internet, non c’era la facilità odierna di “cercare” cose in giro e trovare vagonate di immagini. Nella mia piccola provincia (in realtà Granda, ma pur sempre provincia) non avevo tante possibilità di incappare, per caso, in Winogrand, per dire… più facile incappare in Cartier-Bresson, che quindi per qualche motivo ti crea un imprinting difficile poi da superare. Forse proprio insuperabile, in realtà.

Ad esempio, proprio per via di Cartier-Bresson, alla fine la fotografia che piace a me, per quanto mi sforzi di svolazzare anche altrove, resta quella più diretta, più semplice in fin dei conti: una cosa tipo “ehi guarda qua!”. Rendo l’idea?

Un altro in cui incappai da piccolo fu Ansel Adams. Subito ne rimasi disorientato: era così difficile esporre correttamente una foto?

Poi pian piano superai il colpo, mi resi conto che il Sistema Zonale sotto sotto era il sistema più semplice per risolvere qualsiasi tipo di illuminazione al mondo (non necessariamente riuscendo poi a domarla) e feci pace con Adams.

Ma oggi volevo parlare di un altro grande, ovvero di Avedon. Richard Avedon è forse uno di quelli che più mi si è piantato nel cervello, facendo i danni maggiori e più duraturi, tra l’altro.

In sostanza quando lo scopersi mi piaceva molto scattare ritratti. Ero agli albori, sia chiaro, robe molto semplici. E proprio in questa semplicità mi ci trovavo bene, al punto che mi ero spinto a teorizzare una sorta di ritratto in cui non ci fosse niente, a parte il soggetto. Ma niente: nessuno sfondo, nessuna posa, nessuna espressione a richiesta. Un ritratto totalmente superficiale, in cui cogliere però un momento specifico di verità.

Poi vidi i ritratti a fondo bianco di Avedon e mi arresi: l’avevano già fatto. L’avevano già fatto meglio. L’avevano già fatto meglio di come avrei anche solo potuto immagine di fare io.

Fu una botta, sul serio. Ci rimasi proprio male. Ma cosa mi ero mai creduto? Che fosse facile avere un’idea fotografica originale e applicarla in modo originale? No, non era facile.

Perché i ritratti di Avedon sono una delle cose che tutto sommato puoi anche copiare facilmente. Ma neppure se la copi ti viene anche solo vagamento come l’originale.

 

Detto questo, vi lascio a questo articolo che avevo condiviso su Facebook qualche anno fa, e in cui proprio Avedon  spiega come ha lavorato per il suo In The American West. C’è tantissimo sul ritratto in queste poche righe, sono assolutamente da leggere se l’argomento vi interessa. E anche se non vi interessa.

 

http://accademiaravenna.net/fotografia/richard-avedon-introduzione-a-in-the-american-west/

 

ciao

Paolo